Dopo una trattativa, tanto lunga quanto debole e rituale, le banche del Gruppo Cariparma hanno deciso di cancellare con un tratto di penna quasi cento uffici, di cui sei in Carispezia.
Difficile comprendere i motivi reali di una simile scelta, in tutto il Gruppo, ma soprattutto in Carispezia, considerati che i sei uffici erano stati ricostituiti appena tre anni fa per volontà dei vertici del Gruppo, subito dopo il passaggio di proprietà, a partire dal deserto lasciato da Intesa.
Ora quindi uffici nevralgici per il governo della banca, come il Legale, i Rischi, la Compliance, l’Organizzazione si ridurranno a semplici nuclei di riferimento aziendale degli analoghi uffici di Cariparma.
Come UNISIN FALCRI SILCEA Carispezia abbiamo espresso tutto il nostro stupore e la nostra preoccupazione per questa scelta che sembra andare verso la riduzione di Carispezia ad una sorta di super Area Territoriale, con tutte le conseguenze che possiamo facilmente immaginare.
Come sindacato peraltro avevamo ben poco ruolo e ben poco potere in questa scelta di ingegneria organizzativa aziendale che abbiamo dovuto accettare così com’era, prendendo per buone le scarne motivazioni fornite dal Gruppo, che ha parlato di semplificazione della struttura a livello di Gruppo, e per quanto riguarda Carispezia e Friuladria, di indicazioni di Banca d’Italia, che peraltro a noi risulta aver chiesto solo una maggiore armonizzazione dell’attività degli uffici nelle diverse banche del Gruppo, e non una loro cancellazione pura e semplice.
Il nostro ruolo si è quindi forzatamente limitato ad ottenere per i colleghi degli uffici cancellati la garanzia di rimanere a lavorare nel Palazzo di via Biassa, anche se distaccati per almeno tre anni presso Cariparma, evitando così la loro migrazione forzata a Parma, che francamente non vedevamo affatto necessaria, ed anzi controproducente per il loro ruolo di presidio presso Carispezia.
Abbiamo perciò sottoscritto il relativo accordo, con tutte le riserve e le preoccupazioni che abbiamo qui espresso, in considerazione del fatto che avevamo raggiunto l’unico obbiettivo possibile (in una simile trattativa resa debolissima e quasi inutile da una serie di CCNL che abbiamo avuto modo di contestare al momento della firma), ossia quello di salvaguardare quantomeno le condizioni minime accettabili di lavoro e di vita dei colleghi interessati.